Figli miei, lasciate questo Paese

lunedì 30 novembre 2009 di Giangiacomo
Lo so, sto copiando.
Ma, confermando ciò che ormai dico da anni ai miei due figli, la lettera del direttore generale della Luiss potrei averla scritta anch'io.
Con la stessa determinazione e la stessa malinconia. Con l'angoscia di chi vorrebbe, ma non riesce a preservare la propria "Patria", le proprie origini, per i propri figli.
"Andatevene via da qui" è la frase che ho spesso ripetuto: via da questo povero Paese ormai senza futuro per chi antepone a se stesso tutto il resto.
Andare dove fare un lavoro anche umile è senz'altro più dignitoso che farlo qui, dove ormai non sei nessuno se non dimostri di poter consumare tutto e tutti senza limiti, non importa se a caro prezzo per gli altri.
Bella lettera, che so per certo scritta con dolore e con un orribile senso di sconfitta, ormai assimilato nella consapevolezza che ben poco potrà riportarci a quello che è stato un passato più "normale".
È colpa nostra? Certamente si. Ma so di aver fatto tutto il personalmente possibile, per evitare tutto questo.
O almeno, lo credo.
  1. mamma ancora non accetta la lontananza. Guarda gli altri genitori che hanno i figli vicino e li invidia. Poi li ascolta parlare e mi dice che ho fatto bene. Se qualche volte mi viene malinconia e sono stanca e vorrei tornare, non dicoa PaleMMo, ma in Italia, mi dice sempre "e che vieni a fare???". Qui lo sai, non va benissimo, ma lo stato (tedesco) non mi abbandona. Posso sopravvivere, e fare anche il lavoro che mi piace, a volte. In Italia non potrei nemmeno sopravvivere

  2. La lontananza non la sopporterò volentieri neppure io (e neppure la mamma).
    Ma anche se dovessero stare male, preferirei che questo succedesse in un Paese diverso da questo.
    I motivi sono nella lettera del d.g. della Luiss.
    Ma sono anche molto ben sottintesi dalla tua Mamma.

  3. Anonimo

    terribile, amara ma profondamente vera. Mio figlio, il primo, si è laureato a marzo con il massimo dei voti, ha superato gli esami per l'iscrizione all'albo professionale , ha vinto un dottorato di ricerca arrivando primo. Nonostante tutto ciò anche io gli ho suggerito almeno di provare un'esperienza all'estero,in un paese "normale". La sua lontananza sarebbe dolorosa per noi tutti, ma penso che abbia diritto ad avere almeno una opportunità all'altezza dei suoi meriti.

  4. @Seneca52:
    Purtroppo non mi consola sapere di essere in "buona" compagnia. Anzi, non fa che aumentare il mio malessere per il dubbio di avere sbagliato tanto, pur nella convinzione invece di aver fatto il mio massimo consentito.
    Anche la mia prima figlia si è appena laureata e adesso siamo tutti sospesi, sperando che al più presto decida del suo futuro.
    Ma proprio per i motivi di prima, io non ho aspettative e neppure pretese da "padre", tranne quella che sia lei stessa a decidere della propria serenità futura.

  5. Anonimo

    E' la prima volta che scrivo qui, condotta dai commenti a Giulietta. Anche mio figlio è partito, sta frequentando il secondo anno di Università in Inghilterra, a Cambridge, e poi spiccherà il volo oltre Atlantico e approderà negli agognati Stati Uniti. Lo so, non è l'Eldorado, la lontananza immalinconisce, ma è sempre meglio che fare il disoccupato laureato qui.

  6. @pensierini
    Benvenuta!
    Sai, quello di tuo figlio è già un programma.
    La mia invece, appena laureata, non ne ha ancora uno ben preciso, tranne quello di raggiungere, nel mondo, un angolo di maggiore etica civica...
    E se la lontananza immalinconisce, c'è comunque sempre il modo per curarla.
    :-)

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